Parliamo di THCP e CBDP due cannabinoidi recentemente scoperti. La Cannabis light è davvero una fonte inesauribile di sorprese. Con l’apertura del mercato anche la ricerca ha iniziato finalmente ad aumentare. Proprio per questo negli ultimi tempi abbiamo visto sempre più studi volti ad indagare sulla complessità e sul potenziale dei cannabinoidi.
Il 30 Dicembre 2019 è stato pubblicato uno studio su Nature, realizzato in Italia, con cui si annunciava la scoperta dei due nuovi fito-cannabinoidi: il THCP ed il CBDP.
La squadra di ricercatori, tutti Italiani, ha isolato prima il THCP, Tetraidrocannabiforolo (dall’inglese Tetraidrocannabiphorol) e successivamente il CBDP, Cannabidiforolo (dall’inglese Cannabidiphorol). I nomi ti ricorderanno sicuramente i comuni THC e CBD, questo proprio perché i due nuovi cannabinoidi sono simili per struttura ed effetti alle loro controparti “maggiori”.
THCP e CBDP da piante di Cannabis Italiane
Entrambi i cannabinoidi sono stati identificati e caratterizzati attraverso lo studio di piante FM2 provenienti dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. La scoperta è stata fatta con tecniche avanzate di spettrometria ed analisi, che hanno permesso l’identificazione certa dei due composti.
Oltre che per conoscere meglio la Cannabis, la ricerca è molto importante anche per stabilire le possibilità di applicazione medica e terapeutica dei cannabinoidi.
Effetti del THCP
I ricercatori hanno scoperto che la nuova molecola, il THCP, ha una particolarità importantissima: il cannabinoide si presenta con una forma allungata rispetto al comune THC. In pratica dove il THC ha una “coda” formata da 5 anelli, il THCP ne presenta 7! Precedentemente non si pensava che fossero presenti molecole di questa lunghezza tra i cannabinoidi della Cannabis. Questa struttura allungata conferisce al THCP una maggiore capacità di adesione e di legame con i recettori CB1 del sistema endocannabinoide umano.
In pratica, questo significa che il THCP risulta essere circa 30 volte più potente del THC sui recettori CB1 e fino a 10 volte più potente sui recettori CB2.
I ricercatori oltre che sperimentare in vitro (in provetta), hanno anche effettuato test in vivo (su animali). In quest’ultimo caso, i topi sottoposti al THCP sono stati monitorati per una serie di effetti comuni ai cannabinoidi:
- Catalessi (difficoltà a muoversi)
- Analgesia (riduzione del dolore)
- Temperatura (rettale)
I topi inoculati con il THCP hanno mostrato un aumento dell’indice di tutti e tre i parametri presi in esame. Il delta-9 THCP si è dimostrato attivo quanto il delta-9 THC, ma a dosi inferiori. Infatti, la dose minima di THC utilizzata in questo tipo di test è solitamente di 10 mg/kg, mentre il delta-9 THCP è risultato attivo già a 5 mg/kg.
Probabilmente hai già “incontrato” il THCP
Se sei un consumatore di Cannabis, è molto probabile che tu abbia inavvertitamente già consumato il THCP. Dopo le rivelazioni di questo studio, ora i ricercatori credono che uno “sballo” molto forte e inaspettato possa essere causato da una combinazione di THC e THCP, invece del solo THC. Se ci pensi bene, questo ha senso. I composti della cannabis non iniziano improvvisamente ad esistere quando vengono scoperti. Sono sempre stati presenti nella pianta.
Effetti collaterali del THCP
Gli effetti collaterali del THCP sono ancora sconosciuti per la maggior parte. Il THCP è un “nuovo” cannabinoide agli occhi della scienza e gli esclusivi effetti collaterali, a breve o lungo termine, devono ancora essere studiati a fondo.
Tuttavia, poiché il THCP è simile al THC, possiamo presumere che gli effetti collaterali siano simili tra i due. Gli effetti collaterali comuni del THC includono:
- Paranoia;
- Ansia;
- Sonnolenza;
- Fatica;
- Allerta o eccitazione;
- Bocca asciutta;
- Occhi rossi;
- Perdita di memoria (temporanea);
- Nausea e in casi rari, vomito.
Come abbiamo visto, il THCP lega in modo più efficace del THC con il recettore CB1. Quindi si suppone che anche gli effetti collaterali possano essere più pronunciati.
Il THCP è legale?
Come il delta-8 THC e l’HHC, il THCP si trova in una zona grigia di legalità.
Nonostante non sia elencato come sostanza controllata, il THCP è comunque un analogo del THC. Tuttavia, poiché il THCP esiste naturalmente nella Cannabis light, che contiene fino allo 0,2% di THC, molti esperti sostengono che sia protetto dalla stessa legislazione che permette l’uso tecnico della cannabis legale.
Cosa riserva il futuro per il THCP?
Sulla base della ricerca, gli scienziati italiani ritengono che il THCP dovrebbe essere promosso da “cannabinoide minore” a “cannabinoide principale”. Questa designazione significa che potrà essere adeguatamente valutato per i suoi potenziali benefici farmaceutici. I ricercatori ritengono che la scoperta del THCP possa spiegare alcuni degli effetti terapeutici della Cannabis medica, che finora non era stato possibile attribuire al THC o ad altri cannabinoidi comuni.
Effetti del CBDP
Proprio come il THCP, anche la molecola di CBDP ha 7 anelli, al posto dei 5 del comune CBD. Quindi anche il CBDP è più “potente” del CBD?
Non è proprio così. I ricercatori infatti non hanno ritenuto di indagare a fondo sul CBDP, perché già per il CBD è stato dimostrato che l’azione sui recettori CB1 e CB2 era scarsa. Quindi hanno presupposto che una molecola più lunga non avrebbe fatto molta differenza in questo caso. Come riportato dal testo dello studio però, non si esclude che in futuro si possa identificare un campo di applicazione specifico per il CBDP.
Cosa viene fuori da questa ricerca
Un’implicazione importante che lo studio ha evidenziato è che il THCP potrebbe spiegare perché la Cannabis può provocare esperienze così diverse nei consumatori. Come i ricercatori hanno avuto cura di sottolineare, c’è una grande variabilità nel tipo di risposta che le persone hanno verso le terapie a base di Cannabis. Questo avviene anche con dosi uguali di THC.
Sebbene abbiamo sempre pensato che gli effetti psicotropi della Cannabis siano principalmente dovuti al THC, in realtà potrebbero essere in parte attribuibili al THCP o ad altri cannabinoidi estremamente potenti che non sono stati ancora identificati.
Aumentare la conoscenza degli effetti del THCP può aiutarci a valutare meglio gli effetti degli estratti di cannabis sulle persone.
Un’altra interessante implicazione suggerita dallo studio è la necessità di coltivare varietà di Cannabis che non siano a dominanza di THC o CBD. La ricerca genetica sulla cannabis ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e le varietà che producono quantità maggiori di cannabinoidi minori come il CBC, il CBDV, il CBG ed il THCV stanno gradualmente diventando sempre più disponibili.
La Cannabis è una vera e propria miniera d’oro per la medicina
Molto probabilmente, presto le varietà di cannabis ricche di altri cannabinoidi minori, come il THCP, potrebbero seguire l’esempio. Coltivare piante ricche di questi cannabinoidi faciliterebbe la produzione di estratti di quei composti, consentendo ai consumatori di godere dei benefici terapeutici e farmacologici tipici di ciascun composto.
A differenza di altre piante medicinali, che presentano 2-3 principi attivi, la Cannabis ne contiene moltissimi. Finora nella Cannabis sono state identificate più di 150 sostanze con effetti potenzialmente terapeutici per l’uomo.
Proprio per questo, gli autori dello studio affermano che la creazione di un profilo chimico completo della cannabis è importantissimo. L’identificazione dei cannabinoidi sconosciuti ed una migliore caratterizzazione dei cannabinoidi minori può offrire importanti opportunità terapeutiche che hanno il potenziale per trasformare ulteriormente la medicina.
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